“Il mio nome è accoglienza”
Tutto è iniziato ponendo al centro la persona, accolta nella sua unicità e originalità, con la sua storia, i propri bisogni espressi o inespressi, le risorse, capacità e potenzialità. I ragazzi e giovani sono protagonisti della propria vita e dei propri percorsi di crescita, compito dell’adulto è “camminare accanto” e stabilire relazioni ed alleanze educative forti.
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si chiudeva il cammino, iniziato qualche anno prima, di un piccolo gruppo di amici che, attraverso la preghiera, uno stile di vita essenziale, la disponibilità all’accoglienza, aveva iniziato a condividere momenti importanti della loro vita. Con la stesura della “carta costitutiva”, questo piccolo gruppo di amici e famiglie decideva di chiamarsi “Comunità Maranathà”.
si costituisce l’Associazione Maranathà e inizia a prendere forma il progetto che mette al centro dell’azione degli amici/soci l’accoglienza familiare di ragazzi e l’esperienza comunitaria.
viene accolto il primo adolescente in un piccolo appartamento di vicolo Santonini a Padova, ottenuto in comodato d’uso dalla Caritas Antoniana. La comunità è l’elemento centrale e la forma dell’accoglienza delle famiglie che si turnano nella gestione della casa. A partire dalla messa in comune delle proprie “storie” personali e familiari, ragazzi in difficoltà e famiglie vivono la propria quotidianità di studio, lavoro, vita domestica. È un anno particolare, pochi mesi dopo, il 4 maggio viene promulgata la Legge n. 184/1983 “Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori” che regola l’accoglienza in famiglia e sarà il primo gradino verso la chiusura per legge (nel 2006) degli istituti per minori (Legge 149/2001).
due ragazzi si sganciano dalla comunità e vanno a vivere assieme in un appartamento a Padova, via Giotto, abbastanza vicino a noi, un altro ritorna a vivere con il padre; è il primo nucleo di “sgancio”; i ragazzi diventano maggiorenni in fretta e non per tutti si profila il rientro in famiglia, bisogna, forse un po’ troppo in fretta, imparare l’”autonomia”;
in un incontro con gli amici della Pastorale Sociale e del Lavoro di Padova, sappiamo che a Cittadella l’ULSS 19 ha una casa con quattro appartamenti, chiusa da qualche anno e destinata a “comunità di accoglienza”. Molte volte si è stati sul punto di aver trovato una casa abbastanza grande per poter vivere assieme, le famiglie ed i ragazzi accolti, ma alla fine per svariati motivi non se ne faceva più niente. Iniziano i primi contatti con i responsabili dei Servizi Sociali di Cittadella e arriva in comunità, proprio in quel periodo, un ragazzo dell’ULSS 19 del Mediobrenta.
si intensificano, nel frattempo, i viaggi a Cittadella: servono per verificare con la direzione dell’Ulss 19, la serietà della proposta, vedere la casa, definire i dettagli del progetto e, in seguito, per stendere la convenzione.
E’ fatta !!!!! Dopo una giornata in cui non c’è stato neppure il tempo di pensare lasciamo Tencarola (nostro paese), Padova, Vicolo Santonini. Si ricomincia a Cittadella, via Zanella.
sono anni difficili, di ambientamento in un territorio diverso ma si affronta la quotidianità con grande entusiasmo e voglia di riuscire nella convivenza delle famiglie e accoglienza dei numerosi ragazzi che si susseguono. E’ una accoglienza che parte dal nostro essere “genitori” e che vuole dire un modo diverso di essere famiglia. E’ un sogno, quindi, di famiglie che accolgono e che sentono la responsabilità di un impegno per una società più giusta, più a misura d’uomo, dove i diritti di cittadinanza sono realmente esigibili. E’ attorno ad un’idea di città come dimora, di cittadinanza come luogo di riconoscimento di diritti e di doveri verso chi è debole, ammalato, verso chi sta crescendo ed ha bisogno di cure, di chi è immigrato e cittadino del modo, che si fonda il nostro impegno politico da sempre opzione fondamentale della comunità.
per la prima volta si pensa di allargare l’accoglienza, nasce la comunità educativa Samuele che accoglie altri quattro ragazzi che ben presto diverranno otto e ci sarà bisogno di aumentare gli spazi dell’appartamento in affitto di via Maragne – Cittadella. Per la prima volta si rende necessario l’assunzione di educatori professionali che assieme a noi lavorano anche presso la comunità Maranathà.
“La solidarietà è possibile: dal terreno del disagio verso una società dove l’uomo incontra l’uomo”. E’ stato questo lo slogan che ha accompagnato la riflessione sulla nostra esperienza comunitaria ormai giunta al decimo anno di vita. Dieci anni di pensieri comuni, di progetti e di scelte a volte difficili in un contesto in continuo mutamento. Un piccolo “cantiere” sempre attivo, un “laboratorio di umanità”, questa è stata la nostra esperienza e la storia delle nostre famiglie in questi anni. Un tentativo di ripensare alla famiglia in termini diversi e l’esigenza di ricostruire un modo più autentico di essere cittadini a partire dai bisogni dell’uomo debole, privo dei diritti fondamentali, senza voce, probabilmente “poco cittadino”.
avvio della comunità di pronta accoglienza Gian Burrasca. Le emergenze che si susseguono fanno pensare alla necessità di una struttura ad hoc a Galliera Veneta che accoglie anche ragazzi con precedenti penali in messa alla prova. Si fa strada anche l’idea di poter offrire a chi viene accolto una minima “occupazione” e si inizia a costruire un grande orto, il “Chicchirichì”, finalizzato ai consumi interni delle comunità che alla fine del 1995 sono diventate quattro per un totale di una trentina di ragazzi.
in seguito ad un viaggio in Ecuador per rincontrare un amico parroco, partito per un progetto missionario della Diocesi di Padova, nasce l’esperienza internazionale di Maranathà. In più di vent’anni sono cresciute amicizie, relazioni e si sono consolidati rapporti di collaborazione e scambio di prassi operative.
segna una tappa decisiva del cammino dell’Associazione che dopo una fase di ridefinizione organizzativa interna costituisce la Fondazione la Grande Casa Onlus che insieme all’Associazione Maranathà Onlus formano il sistema RETEMARANATHA’. Le due entità operano congiuntamente ma con obiettivi diversi: l’Associazione organizza la Rete Famiglie Aperte e i giovani volontari, mentre la Fondazione l’attività professionale.
sono anni di cambiamenti e si susseguono vari tentativi di ridefinire i termini dell’azione di ReteMaranathà. Cominciano ad avere uno spazio e dimensione significativi i numerosi progetti di prevenzione e partecipazione sul territorio che vedono il coinvolgimento di tanti giovani. Un’azione significativa che, accanto all’accoglienza, cerca di dare risposte diversificate rispetto alle varie problematiche degli adolescenti (dipendenze da alcol e sostanze, aggregazione di ragazzi con attività di strada, …). Sono attività condotte con la nuova Azienda Socio Sanitaria n. 15 del Medio Brenta, i comuni e le scuole secondarie di primo e secondo grado partner.
la Fondazione realizza la prima struttura di proprietà e la comunità Maranathà si trasferisce a S. Maria di Cittadella, una frazione poco distante anche se non è di poco conto il cambiamento.
L’attività di ReteMaranathà cresce e si rendono necessari continui adeguamenti organizzativi, alcuni dei quali anche sulla spinta dei cambiamenti attorno a noi; in particolare la definizione degli standard della Regione Veneto che con L.R. 16/08/002 n. 22 stabiliscono nuovi requisiti in materia di Autorizzazione e Accreditamento Istituzionale delle strutture di accoglienza. Chiude, per questo motivo, la comunità di pronta accoglienza. Viene ridefinita la mission e la vision di ReteMaranathà. Crescono i ragazzi accolti e gli operatori professionali che portano nuovi bisogni e diverse esigenze.
nasce un nuovo progetto, la comunità educativa diurna Gian Burrasca, un progetto innovativo, con sede nel comune di S. Giustina in Colle, che ha l’obiettivo di offrire l’opportunità a ragazzi preadolescenti e adolescenti, che vivono in un contesto familiare problematico e a rischio di allontanamento, di vivere un’esperienza di accoglienza diurna personalizzata.
viene avviato il Gruppo Appartamento Protetto (GAP) Comunità Sicomoro in via S. Giovanni – Cittadella. Una struttura comunitaria per alcuni ragazzi trampolino verso l’autonomia, per altri un luogo stabile e sicuro dove poter vivere. Qualche anno dopo la comunità si trasferirà nell’attuale sede di via Ca’ Nave.
assumono una grande rilevanza le progettualità sul territorio di ReteMaranathà che spaziano in diversi campi, affido e accoglienza familiare, politiche giovanili, prevenzione, politiche attive del lavoro rivolte a soggetti svantaggiati, politiche familiari, contrasto alla povertà educativa.
si costituisce Im.Pro.N.Te. – Impresa e Progetti Nel Territorio Società Cooperativa Sociale – Impresa Sociale – onlus nell’ambito del gruppo ReteMaranathà, come cooperativa sociale – impresa sociale a scopo plurimo e un’altra sfida inizia. Le 2 grandi aree di intervento della cooperativa sono: servizi alla persona, in particolare attività di accompagnamento e orientamento al lavoro e servizi di welfare territoriale; l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, come previsto dalla legge 381 del 1991, in particolare attraverso attività artigianali e agricole.
nascono altre due esperienze di accoglienza: le comunità Zefiro (comunità educativa riabilitativa residenziale) e Il Grande Carro (comunità educativa riabilitativa diurna). Le due comunità operano in una struttura nel comune di S. Giorgio delle Pertiche e accolgono preadolescenti e adolescenti che presentano problematiche di tipo psicopatologico con finalità educativo-terapeutiche e riabilitative.